![]() | LE ANFORE BETICHE: UN VUOTO A PERDERE |
Nell'antichità le anfore erano il recipiente di trasporto e immagazzinamento per eccellenza. Il loro basso costo permetteva una fabbricazione massiccia e, una volta svuotate, un uso diverso o semplicemente il loro abbandono.
Il Monte Testaccio è costituito per più dell'80% da anfore betiche. Dressel, nella sua tavola tipologica, le catalogò con il numero 20. Si tratta di un recipiente particolarmente indicato per il trasporto marittimo, resistente, di grandi dimensioni e dalla caratteristica forma globulare che lo differenzia da qualsiasi altro tipo anforico. Queste anfore pesano circa 30 kg e hanno una capacità di 70 kg. La loro altezza oscilla tra i 70 e gli 80 cm ed il loro diametro è di circa 60 cm.
Ben nota è l'evoluzione tipologica dei recipienti oleari betici dall'epoca di Augusto alla metà del III sec. d.C. ma durante tutto questo periodo essi mantengono essenzialmente la forma sferica; le differenze consistono in un progressivo accorciamento del collo, anse sempre più corte e variazioni nel profilo della bocca.
Nonostante queste mutamenti e sebbene fossero costruiti in diverse officine lungo il corso del fiume Guadalquivir, questi
recipienti presentano una notevole omogeneità. A partire dalla metà del III sec. le anfore Dressel 20 vengono affiancate da
recipienti di minore contenuto e maggiore diversità tipologica. Questi tipi sono conosciuti come Tejarillo I e Dressel 23.
Lesportazione dell'olio betico è conosciuta, grazie a questi vasi, fino al sec. V e tale ne fu la diffusione che sono frequenti i
ritrovamenti in numerose località dell'occidente romano.
La fabbricazione di un recipiente per il trasporto costituiva un processo
complesso. Prima si modellava la pancia, praticando un piccolo foro sul fondo
che facilitasse lessiccazione. Quando l'argilla era quasi asciutta con un piccolo tappo si chiudeva il foro alla base dell'anfora, si attaccavano il collo e la bocca, che erano stati fabbricati a parte, e si piegavano le anse. | ![]() Fasi di montaggio di un'anfora Dressel 20. |