ARCHEOMETRIA DELLE ANFORE AFRICANE |
Le indagini archeometriche eseguite su frammenti di anfore rinvenute durante le campagne di scavo del 1990 e 1991, di
provenienza libica (Tripolitane) e tunisina (Africana I e II), hanno permesso di confermare la classificazione tipologica degli
archeologi, se pure con qualche piccola eccezione relativamente ai campioni sprovvisti di bolli caratteristici.
La difficoltá maggiore incontrata dagli archeologi è dovuta in gran parte alla mancanza di bolli caratteristici e/o alla scomparsa
di iscrizioni dipinte che al contrario dei bolli si cancellano con facilità.
Le indagini archeometriche in questo caso specifico hanno avuto la funzione di discriminare le diverse tipologie rinvenute sul
Testaccio, mediante efficaci elaborazioni statistiche dei risultati delle analisi chimiche.
Ulteriori indagini eseguite su vari frammenti evidenziano la notevole diversità tra le anfore tunisine, meno cotte e più porose e le
tripolitane, che presentano stati di vetrificazione avanzata, totale scomparsa di calcite primaria, presenza di minerali di
neoformazione (diopside e gehlenite) che suggeriscono temperature di cottura superiori agli 800oC.
A | B |
Fotografie di sezioni sottili al microscopio polarizzatore.
Si nota la maggiore porosità delle Tunisine (A) rispetto alle Tripolitane (B).
Risulta quindi indispensabile prendere come riferimento per la caratterizzazione chimica-mineralogica di ogni gruppo tipologico proprio i campioni contraddistinti da bolli e/o iscrizioni e quindi di sicura provenienza. Ciò permette la creazione di gruppi di riferimento per indagini future.
Dai tracciati diffrattometrici si evince la natura mineralogica dell'impasto ceramico.
Curve porosimetriche.
Le curve più ripide, caratteristiche di materiali meno porosi,
sono relative a campioni di Tripolitane, le meno ripide a campioni di Africana.