Magnifico Rettore, signore e signori,
È per me un onore rappresentare in questa sede il gruppo
di lavoro che, sotto la direzione del Prof. J. Mª
Blázquez-Martínez, ha realizzato gli scavi sul Monte
Testaccio.
Vorrei citare qui un testo di Miguel de Cervantes che
nella sua novella "El licenciado Vidriera" fa
dire al suo personaggio, che si riteneva di vetro:
"Cosa volete ragazzi, noiosi come mosche, sporchi
come cimici, sprovveduti come pulci ? Sono forse io il
Monte Testaccio di Roma su cuisi buttano solo cocci?
La visione Cervantina del Monte Testaccio coincideva
infatti con la tradizione popolare del tempo. Per i
romani del periodo di Cervantes, il Testaccio era infatti
una discarica ove erano state buttate le anfore, che
arrivavano a Roma con vari prodotti pagati come tributo
da tutte le provincie dell'Impero Romano.
Questa discarica, quindi, era considerata il simbolo
dell'orgoglio e del potere di Roma antica.
Probabilmente è proprio per questo motivo che il Monte
si è conservato nei secoli: monte che, secondo la
documentazione conosciuta, era di proprietà del popolo
romano che difese strenuamente questa sua prerogativa
fino al punto di prevedere pene detentive per chi
asportava cocci dal Monte.
Le tradizione popolare aveva ragione solo in parte;
certamente nel Testaccio si trovano i contenitori che
portavano i tributi a Roma, ma sono quasi tutti
provenienti da un'unica provincia, la Betica, e portavano
prevalentemente un solo prodotto, l'olio d'oliva.
Il Testaccio sino alla fine del secolo scorso è stato un
punto di incontro per il popolo romano; nel medioevo vi
si tenevano feste di carnevale e per lungo tempo, per la
sua somiglianza con il Calvario, si effettuarono delle vie
crucis, ricordate dalla croce che ancora oggi rimane
sulla sua cima.
Dal secolo sedicesimo in poi all'interno delle sue
pendici si costruirono cantine ove il vino si conservava
particolarmente fresco. L'esistenza di queste cantine
rínforzò il carattere ludico del Monte e dei suoi
dintorni fino alla fine del secolo scorso quando
cominciò lurbanizzazione della zona.
Il Testaccio visto dal
fianco occidentale.
E'ampiamente noto che nel Testaccio
appaiono frequentemente manici di anfore bollati prima
della cottura dell'anfora. Nella seconda metà del secolo
diciannovesimo padre Bruzza, iniziò ad interessarsi di
questi materiali, facendo una collezione come aveva già
fatto Marini.
Quando Mommsen organizzò il Corpus Inscriptionum
Latinarum (C.I.L.) incaricò il suo allievo
H. Dressel dello studio dell'Instrumentum domesticum
di Roma. Fu questo il motivo per il quale egli iniziò ad
occuparsi del Monte Testaccio e dei suoi bolli. La
fortuna gli sorrise e in una fredda mattina di pioggia
scoprì che su quei cocci umidi si vedevano iscrizioni
dipinte con inchiostro nero. Dopo lunghe notti insonni
Dressel riusci a decifrare queste scritte. La grande
quantità di materiale da lui scavato fece del Testaccio
non più una discarica, ma un archivio. Un archivio senza
librerie, senza sezioni, senza ordine apparente, ma pur
sempre un archivio.
L'interpretazione delle iscrizioni dipinte sulle anfore
permise a Dressel di affermare che esse venivano dalla
Betica, ma che oltre a misure di capacità, su queste
anfore si scrivevano nomi che egli interpretò essere i
proprietari dell'olio. La epigrafia extra anforica
dimostrò invece che questi sono i nomi dei trasportatori
e dei commercianti. In più sulle anfore vi sono
molteplici dati fiscali che ci informano non solo
dellamministrazione doganale della Betica, ma
dellevoluzione ammnistrativa de lo stato romano, e
la importantissima datazione consolare, che ci offere una
datazione assoluta dei nostri reperti.
Questi dati facevano del monte il maggior archivio di
carattere economico dell'Impero Romano con la
peculiarità che questi dati comportano un'informazione
puntuale e precisa sul commercio di uno degli alimenti
principali della dieta mediterranea: lolio di
oliva.
Alla fine dei suoi studi Dressel pubblicò i risultati
nel volume XV del C.I.L. affermando che dai
negletti cocci del Testaccio era uscita una nuova luce
per le conoscenze del mondo romano.
Per lungo tempo nessuno si è più occupato di questo
archivio. Nel 1972 Rodríguez Almeida pubblicò un lavoro
che attirò nuovamente l'attenzione sul Monte. Negli
stessi anni M. Ponsich riprendeva i lavori di G. Bonsor,
contemporaneo di Dressel, sui reperti anforari della
Betica.
Heinrich
Dressel. |
Georges
Bonsor.
|
I dati emersi dal
Testaccio avevano rivoluzionato la conoscenza sopra
l'economia romana, ma non avevano avuto la rilevanza che
spettava loro fino ad un secolo dopo quando i dati del
Testaccio furono messi a confronto con le risultanze
emerse dagli studi di Bonsor sui reperti trovati nella
Betica.
L'insieme di questi lavori ha stimolato la curiosità
degli studiosi al punto da rendere inderogabile uno scavo
sul Monte.
Dopo lunghi preparativi, nel 1989, gli organismi
competenti italiani e spagnoli che qui pubblicamente
ringrazio, hanno concesso ad una équipe di archeologi e
storici dell'università di Madrid e Barcellona di
iniziare gli scavi e di studiare insieme a alcuni geologi
del Dipartimento di Scienze della Terra di la Università
di Roma i materiali del Monte Testaccio.
Visita allo scavo
della Exma. Sig.ra Ambasciatrice di Spagna a Roma.
Di sinistra a destra: Prof. J.Mª. Blázquez Martínez
(Univ. Madrid, Direttore dello Scavo),
in fondo Prof. B. Toro (Univ. di Roma, responsabile della
ricerca gravimetrica),
Sig. C. Aragón (Addetto Culturale di Spagna a Roma),
Sig.ra Rico Godoy (Ambasciatrice),
Prof. O. Grubessi (Univ. Roma, responsabile della ricerca
archeometrica),
Prof. J. Remesal Rodríguez (Univ. Barcellona,
Codirettore dello Scavo).
Basta aprire un qualsiasi giornale dei
nostri giorni per capire che il mondo si divide tra
quelli che hanno abbondanza di risorse alimentari e
quelli a cui mancano.
L'Unione Economica Europea, ha tra i suoi principali
problemi il controllo della produzione e della
ridistribuzione degli alimenti tanto al suo interno come
all'esterno, in quanto i paesi del terzo mondo, ad
esempio, che debbono pagare l'acquisizione del materiale
industriale con materie prime o prodotti agricoli
condizionano direttamente la politica agraria europea.
In questo senso lo studio di come l'Impero Romano ha
risolto i suoi problemi di vettovagliamento è
particolarmente interessante.
L'Impero Romano che controllò uno spazio più grande
dell'attual Unione Economica Europea creó una unità
politica, un ordine legislativo superiore, le leggi
romane, una economia integrata, ed una lingua franca, il
latino.
Caratteristiche queste che costituiscono oggi le massime
aspirazioni della Comunitá Europea. Sarebbe improprio
comparare il sistema economico moderno all'antico: due
elementi fondamentali lo separano: la rapidità delle
comunicazioni e l'abbattimento delle spese del trasporto.
Senza dubbio è interessante sia per il colto che per
l'uomo della strada conoscere come un sistema cutturale
che è alla base del nostro sia riuscito a risolvere, con
tutte le difficoltà del tempo, questi problemi. La
conoscenza di questo fatto storico, anche se non ci sono
soluzioni dirette al nostro problema ci aiuta a
comprendere e conoscere un fattore determinante della
nostra Storia.
Augusto capi perfettamente l'importanza politica del
controllo del vettovagliamento di Roma e dell'Esercito e
fu per tale motivo, che creando la Praefectura
annonae, assunse sotto il suo controllo la
produzione del grano dell'Egitto e dell'olio della
Betica.
Oggi come ieri, l'attuazione dello stato nella vita
economica è uno degli elementi fondamentali
nell'evoluzione dei sistemi politici. Oggi come ieri la
decisione sulla vita economica non è di per se
economica, ma fondamentalmente politica.
Sebbene Dressel abbia chiamato i cocci del Testaccio
"minuzie epigrafiche", le notizie abbondanti
che essi ci comunicano, hanno aperto varie finestre sulla
storia dei commerci e della produzione alimentare
dell'Impero Romano, sul tipo di controllo che il governo
centrale ha esercitato sulla periferia e l'influenza
politica che la periferia ha avuto sullo sviluppo
politico dello stato romano.
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